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Indice dei contenuti
Perché questo report è decisivo per chi prende decisioni
Il report State of SEO 2026 di Search Engine Journal mette in riga un settore maturo (371 professionisti in 52 Paesi, con forte presenza di ruoli decisori) e racconta una verità utile a chi appartiene ai board aziendali e ai decisori (decision makers): le AI-answers comprimono i clic, ma il valore della SEO non si riduce — si sposta. È per questo che, anche se il 77,9% teme cali di click, il 65% non prevede tagli di budget nei prossimi 12 mesi: la SEO continua a costruire identità del marchio (branding), posizionamento e domanda informata, anche in scenari zero-click.
Risorsa ufficiale: Search Engine Journal – State of SEO 2026 (PDF scaricabile)
🎧 Ascolta la puntata del podcast “Roba da SEO”
Se vuoi sentire la mia voce su questo tema, ho dedicato la puntata #159 di “Roba da SEO” proprio al Report SEJ 2026 e al perché “la SEO non è morta”.
Parlo di AI Overviews, Great Decoupling, contenuti citabili e del ruolo dell’esperienza umana nel nuovo paradigma Umano + AI.
👉 Ascolta la puntata qui:
🎙️ Lo stato della SEO 2026 — la SEO è morta?
(durata: ca. 45 min)
Riassunto e sintesi della puntata podcast #159 Roba da SEO, Lo Stato della SEO 2026 – La SEO è morta?
La puntata è un’analisi approfondita e commentata del Report “State of SEO 2026” di Search Engine Journal, collegata a questo articolo.
Il tono è diretto, discorsivo, con momenti personali e insight esperienziali (la famosa prima E dell’EEAT!).
Temi principali trattati:
- Il mito della “SEO è morta”
– Critico il chiacchiericcio su LinkedIn e YouTube che usa il claim “la SEO è morta” come clickbait.
– Divido il settore in tre categorie:- Chi fa lo shift (human+AI, prove e metodo);
- I fuffaroli (clickbait, SEO è morta);
- I nostalgici delle keyword (ancora fermi ai volumi e CTR di un tempo).
- L’era degli AI Overviews e del Great Decoupling
– Descrivo il roll-out di AI Overviews e AI Mode in vari Paesi.
– Spiego il “great decoupling”: impressioni in aumento, click in calo.
– Sposto il focus da “traffico” a “visibilità e citazioni AI”. - Entity-first e contenuti citabili
– Invito a ridurre la produzione massiva e puntare su pochi contenuti forti, citabili e dotati di Schema.
– Introduco la logica Entity-first SEO: da keyword a entità e prove. - I tre pilastri del 2026
- Eccellenza tecnica: CWV, architettura, schema.
- Autorità umana: esperienza e voce personale.
- Integrazione AI strategica: AI assistiva in ogni reparto, ma regia umana.
- Fonti e autori citati
- Lily Ray (articoli di giugno 2025 su Pulse e Search Engine Land).
- Rand Fishkin (SparkToro, “Zero Click World”).
- John Shehata (Newsdash, focus su Experience, all’interno del report di SEJ, The State of SEO 2026, pagina 4).
- Conclusione forte
“La SEO non è morta. O sali di livello o resti ai margini.
L’AI accelera, ma è l’umano che decide.”
Perché non credere a chi dice “la SEO è morta”
Diciamolo chiaro: c’è chi usa “la SEO è morta” per fare del bieco clickbaiting (cercando di fare presa su persone che non ne sanno o ne sanno poco) e chi la usa in chiave ironica per prendere in giro i primi. Io sto nel secondo gruppo: la SEO non è morta, è cambiato il campo da gioco. Nel mezzo ci sono i clienti, bombardati da semplificazioni, che vanno istruiti e guidati.
Oggi il settore si divide in tre categorie:
- Chi fa lo shift: capisce il cambio di paradigma (Umani + AI, contenuti citabili, Schema e entità coerenti, KPI business-first) e sale di livello.
- I fuffaroli: ripetono che “la SEO è morta” per fare views, ma non portano prove, né risultati misurabili.
- I “nostalgici”: continuano a inseguire keyword e post informativi “come una volta”, ignorando che oggi la partita si gioca anche prima del clic.
Questo report è utile proprio per rimettere i piedi a terra: basta slogan, torniamo a macinare idee e lavoro con metodo. Tecnica implacabile, contenuti con evidenze e una AI usata dove crea efficienza. Il resto — lo vedrai — si allinea.
Che cosa funziona davvero nel 2026 (dati chiave dal report)
La classifica dell’impatto è netta: contenuti originali al top (66,3%), aggiornamenti (42,6%), SEO tecnica (42,3%), Schema (22,9%). È l’immagine di programmi vincenti che uniscono content lifecycle ben governato e fondamenta tecniche solide.
Anche la cassetta degli attrezzi lo conferma: analytics/reporting (56,3%) e piattaforme integrate (51,2%) sono i supporti più critici; gli AI writing assistants entrano in mainstream (42,3%). Tradotto: pressione a dimostrare ROI, workflow integrati, AI operativa (ma non totalizzante).
Cosa significa, senza fuffa
- Content supremacy: vincono i contenuti con prove e dati.
- Technical foundation: la tecnica abilita tutto (CWV, architettura, crawlability, Schema).
- Measurement-first: dashboard multimetrica per difendere KPI in CDA.
Cosa è cambiato (e cosa no)
È cambiata la distribuzione dell’attenzione: le AI sintetizzano il web; se non sei fonte citabile, esci dalla conversazione prima della SERP. Non è cambiata la dinamica della fiducia: vince esperienza vissuta (E-E-A-T), e quasi metà del campione (49,6%) dichiara investimenti espliciti proprio lì.
Implicazioni pratiche
- Entity-first: Schema ed entità coerenti fanno capire chi sei alle macchine.
- Prove sul tavolo: Case, benchmark, tabelle comparazione → citabilità (anche senza link).
- KPI evoluti: non solo traffico; aggiungi brand visibility, lead, AI citations.
Le quattro frizioni che ti frenano (e come le superi)
Le principali zavorre 2026 sono volatilità algoritmica (59,3%), workflow contenuti (32,1%), misurazione ROI (28,6%) e limiti tecnici (28,0%). Sono problemi organizzativi, non di “trucchetti”.
Fix “alla Pistakkio”
- Resilienza algoritmica: diversifica il traffico e presidia AI visibility.
- Audit contenuti: calendari refresh, template standard (brief, outline, FAQ).
- Attribuzione matura: modelli di contribution + evidenze (screenshot, timebox).
- Debito tecnico: riduzione LCP/INP e architettura a cluster come priorità.
Collaborazione cross-funzionale (senza internalizzare)
Il report SEJ evidenzia che solo il 9,4% delle aziende oggi vede benefici dalla collaborazione interfunzionale, ma quasi il 37,7% investirà qui nel 2026.
In Pistakkio abbiamo scelto la via del team liquido: non ci si “incastra” nei silos aziendali, ma si costruisce un flusso di collaborazione modulare con marketing, prodotto e vendite.
Così l’azienda non ha costi fissi di internalizzazione, ma beneficia di processi orchestrati e condivisi.
Tre decisioni che spostano il risultato nel 2026
Rendi la tecnica invisibile, ma implacabile
La tecnica è infrastruttura: se scricchiola, tutto il resto perde trazione. Gli interventi ad alto impatto riguardano Core Web Vitals, architettura a cluster, crawlability e Schema: aiutano persone e sistemi AI a capire chi sei e perché fidarsi.
Checklist operativa immediata
- Riduci LCP/INP/CLS: immagini nativamente ottimizzate, priorità risorse, JS diet.
- Ripensa l’architettura: hub tematici, linking interno che irradia autorevolezza, zero orfani.
- Implementa Schema coerente: Organization/Person/Service/Article/FAQ/HowTo con proprietà allineate; obiettivo machine-readability.
Pubblica ciò che le AI non possono clonare
Il primato della creazione di contenuti originali non è un invito a produrre più parole, ma più prove. Funzionano esperienza vissuta, dati proprietari, case study e comparazioni: sono gli asset che le AI citano e che gli umani ricordano.
Formato che vince (ibrido discorsivo + struttura)
- Domanda netta: quale decisione aiuti a prendere?
- Risposta breve: posizione chiara in 3–4 frasi.
- Prova: numeri, screenshot, foto, calcoli, “prima/dopo”.
- Implicazioni: cosa cambia domani per l’utente/cliente.
- Blocchi estrattivi: tabelle pro/contro, FAQ, HowTo compatti, prospetti “best for”.
Integra l’AI dove crea efficienza, non dove ruba la voce
La maggioranza sceglie il modello ibrido: contenuti scritti da umani, assistiti dall’AI per ricerca, outline e QA semantico. L’AI è operativa, ma la tesi e i giudizi restano umani — è lì che vive il vantaggio competitivo.
Guardrail pragmatici
- Standardizza i prompt: brief, outline, FAQ, checklist. Oggi puoi fare tutto con la AI: tra gli addetti ai lavori tutti sono per Claude Anthropic. Personalmente uso un po’ tutto, sperimento, confronto, verifico gli output. Per fare questo “perdo” un sacco di tempo, ma alla fine scopri che stai imparando a capire come inferisce la AI. Senza la “i”: non “infierisce”, ma “inferisce”, insomma, a come ragiona.
- Imponi l’editing umano: verifica fatti, taglia la “fuffa”, inserisci esempi vissuti.
- Misura l’aiuto: tempo risparmiato e qualità percepita, non solo quantità prodotta. Pubblica meno. Non serve a nulla sfornare articoli da blog con le API in automazione. Scòrdatelo.
Tre vie strategiche per la SEO 2026, AI-heavy, Hybrid, Authority builders (dati SEJ)
Il report SEJ individua tre archetipi chiari:
Authority builders (49,6%): chi investe in E-E-A-T, dati proprietari e contenuti che nessuna AI può replicare.
AI-heavy adopters (22,4%): puntano sulla scala, con contenuti generati quasi solo da AI. Veloci, ma spesso fragili in termini di autorevolezza.
Hybrid strategists (58,5%): la maggioranza vincente, che unisce AI per efficienza e umani per giudizio, prove ed esperienza.
La nostra visione in Pistakkio? Il modello ibrido, con una forte inclinazione verso l’autorevolezza: AI al servizio dell’efficienza, umani al centro della tesi e della prova. Insomma, tornare all’EEAT, alla A di Authoritativeness, Autorevolezza.
KPI che un CFO capisce (e un CMO può difendere)
La scorecard si sposta verso business outcomes: oltre a traffico e ranking, crescono brand visibility e lead/conversioni. Porta in CDA un cruscotto misto e difendibile. Con gli Zero Click ormai è una battaglia. E la devi combattere (e vincere).
Scorecard consigliata
- AI visibility & citations: presenza e citazioni del brand/degli autori/degli asset dentro le risposte AI (con evidenze periodiche).
- Entity authority: copertura/coerenza di entità (schema + hub) e co-citazioni su fonti autorevoli.
- Topic ownership: profondità dei cluster sugli intenti (learn → compare → buy).
- Brand demand & visibility: branded queries e share non-brand nelle aree chiave. Ormai le branded stanno diventando se non il punto di arrivo, sicuramente una tappa fondamentale. Se non cambi prospettiva, resterai appeso alla SEO del 2020 (preistoria).
- Lead & pipeline: portare i miglioramenti su lead in attribuzione.
- UX field: CWV reali, scroll 75%, CTR su moduli informativi, micro-conversioni.
Il paradosso delle conversioni (dati SEJ)
Oggi il 60,4% delle aziende misura le conversioni come KPI primario, ma solo il 33,7% dichiara di investire davvero in SEO conversion-driven.
Tradotto: molti board chiedono numeri di business, ma non stanziano budget per ottenerli.
Il rischio è evidente: una scorecard che mostra i lead, ma un’operatività ancora ancorata al traffico e ai ranking. Questo gap va colmato con una regia che riporti la SEO in linea con gli obiettivi revenue.
Un piano in 90 giorni da portare in riunione
Giorni 0–10 — diagnosi e mappa delle entità
- Audit “a caldo” su performance, JS, immagini e priorità crawling.
- Cluster & hub: individua 6–8 pagine hub come spina dorsale semantica. Fatti aiutare dagli strumenti. Vuoi usare Python? Usa Python. Vuoi usare Screaming Frog? Benissimo, ma ricordati che anche Claude non ci prende sempre.
- Gap analysis: dove mancano prove (dati, test, comparazioni)?
Giorni 11–30 — infrastruttura e regia
- Fix ad alto impatto su LCP/INP, caching, HTTP/3, riduzione bundle.
- Schema esteso + internal linking: hub che irradiano autorevolezza; zero orfani.
- Libreria prompt/brief per research/outline/FAQ (AI assist).
Giorni 31–60 — asset proprietari
- Due guide evergreen con dati originali (anche micro-studi: prezzi, tempi, errori frequenti).
- Un case study “prima/dopo” con KPI verificabili.
- Strutture estrattive: FAQ, tabelle, how-to compatti per massimizzare snippet e citazioni AI.
Giorni 61–90 — distribuzione e segnali esterni
- Digital PR su vertical/local con insight e co-firma.
- Persone in primo piano: Bio autore, talk, webinar (E-E-A-T reale).
- Report mensile: AI citations, entity authority, topic ownership + quick wins tecnici.
Due scenari per vedere l’impatto (e il ROI)
E-commerce di nicchia
Top-funnel informativo eroso dalle AI-answer? Alza il livello con guide d’acquisto misurate e tabelle “best for” per scenario d’uso: meno volume, intenti più caldi sulle PDP.
Esempio: le scarpe che stai cercando di vendere per chi sono adatte? Ricordati che oggi non puoi vendere tutto a tutti, devi andare mirato. Oggi chi compra le scarpe sportive, parla di “drop” (che, per la cronaca, è lo sbalzo in millimetri che c’è tra la posizione del piede anteriore e la posizione del tallone), non di strisce colorate!
B2B consulenziale locale
Visite tiepide e trattative lunghe? Pubblica case studio numerati + pagina hub “metodo” con Schema e FAQ anti-obiezione: lead più pronti, cicli decisionali più corti, meno “educazione da zero” in call.
La domanda da portare al tuo board
Non è più “quante keyword stiamo posizionando?”.
La vera domanda oggi è: “Abbiamo un cruscotto che misura brand visibility, AI citations e pipeline di lead attribuiti?”
Se la risposta è no, allora il 2026 è il momento giusto per rimettere la SEO in agenda board-level, prima che i competitor ti taglino fuori dalle risposte AI.
Il diktat per la SEO del 2026 è: scelte nette
La direzione è chiara dentro un panorama incerto: tecnica pulita, contenuti con prove, AI come leva (non stampella). È così che entri nelle risposte AI, cresci in domanda di marca e porti KPI difendibili in CDA. Il resto è rumore.
🔊 Vuoi approfondire con un tono più diretto e “sul campo”?
Ascolta la puntata #159 del podcast “Roba da SEO”, dove analizzo dati, aneddoti e casi reali sullo State of SEO 2026.
🎧 Disponibile su Spreaker, Spotify, Amazon Music e tutte le principali piattaforme podcast. In alternativa trovi tutto su www.robadaseo.com.